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martedì 7 novembre 2017

Mutoid Man - War Moans


Mutoid Man – War Moans
(Sargent House, 2017)

I talk show americani hanno nella demenzialità involontaria la loro ragione di esistere. Il (cattivo) gusto per il trash posseduto da gran parte dei telespettatori è una garanzia di ascolti. Non poteva nascere in altro luogo se non negli USA il primo talk show ad alto contenuto di heavy metal, a base di demenzialità volontaria, spirito dissacratore e musica thrash (non trash!). E un tale spettacolo poteva avere una resident band più adeguata dei Mutoid Man? Neanche per sogno. Perché è davvero dura trovare una band che riesca a prendersi così poco sul serio (e a prendere ancor meno sul serio il proprio genere di ispirazione) quanto i Mutoid Man. E al tempo stesso che spacchi quanto loro! Così un’occhiata a Two Minutes to Late Night è istruttiva per capire quanto sono fusi di testa questi ragazzi, così come un ascolto del loro terzo disco - War Moans - è istruttivo per capire quanto si divertano a pestare pesante e a tutta velocità. Forse meno folle, liquido e imprevedibile dello splendido predecessore (Bleeder), War Moans è ancor più sparato in faccia, e possiede un concentrato di metalli pesanti ancor più elevato. Se Bleeder era il giro della morte su un ottovolante, War Moans è la discesa a tutta velocità (con Dave Grohl travestito da Dave Mustaine sul seggiolino al nostro fianco). Dal thrash metal spaccaossa della title track (alla quale partecipa con uno splendido assolo un certo Marty Friedman) alle accordature ribassate di Date with the Devil, passando per le dissonanze di Wreck and Survive (in quest’occasione l’ospite d’onore è la tenebrosa voce di Chelsea Wolfe) il trio (del quale fanno parte Steve Brodsky dei Cave In e Ben Koller dei Converge) confeziona un divertentissimo spettacolo di cabaret in cui la sacralità del metal è disarcionata e messa a nudo, senza però perdere forza ed energia, ma anzi acquistando una personalità davvero unica in ambito di musica pesante. Un gruppo di nerd invasati del metal che ascoltavano da adolescenti, con senso dell'ironia e mentalità aperta in grado di abbinare sfuriate a rotta di collo e ritornelli orecchiabili, mazzate pesantissime da grezzi headbanger e voci pulite da infanti della musica del demonio.
[R.T.]

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Mutoid Man – War Moans
(Sargent House, 2017)

American talk shows have in unintentional foolishness their reason to exist. The (bad) taste for trash of the greatest part of viewers is a guarantee of high ratings. It was not possible to create the first heavy metal talk show, based on deliberate foolishness, desecrating spirit, and thrash (not trash!) music, in any other place than United States. And could such a show have a better resident band than Mutoid Man? No way. Because it's really hard to find a band that can take itself so little seriously (and that can take so little seriously its inspirational musical genre) as Mutoid Man. And at the same time able to kick ass as much as they did. So watching Two Minutes to Late Night is instructive to figure out how out of their mind these guys are, as well as listening to their third record - War Moans - is instructive to figure out how much they enjoy playing heavy and fast. Maybe less crazy, liquid and unpredictable than its beautiful predecessor (Bleeder), War Moans is even more fired in the face, and has got an even higher concentrate of heavy metal. If Bleeder was the lap of death on a roller coaster, War Moans is the fall at full speed (with Dave Grohl disguised by Dave Mustaine on the seat at our side). From the bonecrusher thrash metal of the title track (with a wonderful solo by Marty Friedman) to the downtuned riffs of Date with the Devil, passing through the dissonances of Wreck and Survive (guest Chelsea Wolfe's tenebrous voice) the trio (featuring Steve Brodsky of Cave In and Ben Koller of Converge) create a hyper-funny cabaret show where metal sacredness is unhorsed and bared, without losing power and energy, yet rather acquiring a truly unique personality in heavy music world. A band of nerds, fanatics of that metal listened during adolescence, with such a sense of irony and open mentality, that could match a fit of anger at full speed with a catchy chorus, heavy blows typical of headbangers with clean voices typical of demonic music infants.
[R.T.]

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