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mercoledì 24 maggio 2017

Wolves in the Throne Room + Wiegedood - 04.05.2017 - Freakout Club (Bologna)

 

Wolves in the Throne Room + Wiegedood - 04.05.2017 - Freakout Club (Bologna)

Con i timpani ancora in estasi per il recente Roadburn, decido di farmi una trasferta a Bologna per i Wolves in the Throne Room,  una delle band che avevo scelto di "sacrificare" al festival olandese, in favore di altri gruppi che non avrei potuto recuperare vicino a casa (dopo i 1300 km fino a Tilburg, un concerto infrasettimanale a Bologna è di fatto un concerto in casa!).

Arrivo al Freakout pochi minuti dopo l’inizio del concerto del gruppo spalla, i Wiegedood. Il trio belga (che conta nelle sue fila membri di Oathbreaker e Amenra) è un’impressionante macchina da guerra che mi vomita addosso un black metal diretto e brutale, caratterizzato da riff straordinari, ora implacabilmente veloci e ossessivi, ora cupi e rallentati. In confronto alla band principale di stasera paiono quasi old school, per quanto si senta una velata influenza doom. Il primo parallelo che mi viene in mente sono gli Ulver di Nattens Madrigal. Parallelo altisonante, me ne rendo conto. Ma mi hanno fatto davvero una gran bella impressione!

Il locale - assolutamente stracolmo - raggiunge presto livelli di temperatura e umidità da foresta pluviale: proveniente dai boschi di douglas firs dell’America del Nord, il black metal atmosferico dei Wolves in the Throne Room risulta quindi a tratti straniante. Il primo impatto è un suono ingolfato e colloso, in cui la batteria rimane annacquata dalle frequenze medie delle chitarre, come se tutto si stesse squagliando per il caldo. In alcuni momenti si ha quasi l'impressione che il batterista sia in ritardo, e tutte le note alte svaniscono nell'oblio. Con il passare dei minuti la situazione acustica migliora (non quella respiratoria del pubblico ammassato!) ed entriamo nei boschi nebbiosi disegnati dai muri di suono della band di Seattle.  Si innalzano vere e proprie montagne di distorsione, le cui cime fanno breccia tra le nubi di tastiera. La musica trasmette sensazioni tangibili e crea ambienti dominati dalla natura selvaggia e incontaminata. Nuvole di incenso, luci soffuse e disegni di animali del bosco enfatizzano quest'atmosfera. Inizialmente infastiditi dai flash e dal chiacchericcio del pubblico,  i cinque musicisti non si lasciano andare a particolari manifestazioni di empatia nei confronti dei presenti, e dimostrano di essere più vicini alla wilderness più estrema che agli esseri umani (il che, a ben vedere, è perfettamente black metal!). Con un concerto incentrato sul bellissimo Two Hunters, i Wolves in the Throne Room superano i problemi tecnicii occorsi loro stasera e dimostrano di meritarsi l'attenzione loro rivolta dagli appassionati del black metal più atmosferico e sperimentale. 
[R.T.]


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Wolves in the Throne Room + Wiegedood - 05.04.2017 - Freakout Club (Bologna)

              

With my eardrums still in ecstasy for Roadburn 2017, I decide to make a trip to Bologna for Wolves in the Throne Room, one of the bands I chose to "sacrifice" at the Dutch festival, in favour of other ones that I know they would not play near home (after 1300 km to Tilburg, a midweek concert in Bologna sounds as a concert in my neighbourhood!).



I arrived at the Freakout a few minutes after the beginning of Wiegedood concert. The Belgian trio (which has members from Oathbreaker and Amenra in its lineup) is an impressive war machine vomiting on me a dirty brutal black metal, characterized by extraordinary riffs - now implacably fast and obsessive, now obscure and sluggish. Compared to the headliner they seem almost old school, as far as they show a veiled doom influence. The first parallel that comes to mind is Ulver, Nattens Madrigal era. High-sounding parallel, I know. But they really did make a great impression!



The venue - absolutely chock-a-block! - will soon reach rain forest temperature and humidity: coming from douglas firs woods in North America, the atmospheric black metal of the Wolves in the Throne Room sounds thus a bit estranging. The first impact is a engulfed gluey sound, in which drums are watered down by mid frequencies of the guitars, as if everything was melting because of the heat. At times you almost get the impression that the drummer is a bit delayed, and all high notes vanish into oblivion. As the minutes pass, the acoustic situation improves (not the breathing one of the packed audience!) and we finally enter the misty woods drawn by the walls of sound of the Seattle band. There are real distortion mountains, whose tops break through the keyboard clouds. Music transmits tangible sensations and creates environments dominated by a wild uncontaminated nature. Incense clouds, soft lights and forest animals drawings emphasize this atmosphere. Initially annoyed by camera flashes and the chatter of the audience, the five musicians do not let themselves go to particular manifestations of empathy towards those present tonight, and they prove to be closer to the most extreme wilderness than to humans (which, well, is perfectly black metal!). With a concert focused on the beautiful Two Hunters, Wolves in the Throne Room overcome the technical problems encountered tonight, proving that they deserve the attention addressed to them by the enthusiasts of the most atmospheric and experimental black metal.
[R.T.]




                                                                     

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