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sabato 22 ottobre 2016

Desertfest Antwerp 2016 – Day 1


Desertfest Antwerp 2016 – Day 1
[Red Fang + Black Rainbows + Yob + Torche + Black Wizard]

Sono passati meno di 6 mesi dal Desertfest londinese, ma la sua mancanza iniziava a diventare crisi d’astinenza e non abbiamo resistito all’idea di bissare il festival, partecipando al gemello belga. Oltretutto il bill di quest'edizione era veramente qualcosa di incredibile: non potevamo proprio permetterci di perderlo! Ad Antwerp ritroviamo numerose facce già incontrate in primavera e questo ci fa capire quanto la scena heavy psych si stia sempre più consolidando. A differenza di Londra il festival non si svolge in più locali sparsi per il quartiere, bensì in un unico centro per concerti, il Trix: 3 palchi, un’ala dedicata al merchandise e un giardino all’aperto per rilassarsi e mangiare. Aereo, treno, tappa all'albergo e quattro passi per raggiungere la venue pochi minuti dopo l'apertura dei cancelli, fare una breve ricognizione del luogo e - birra in mano - prepararsi per il primo live della giornata.

La nostra tre giorni inizia dall’angolo più intimo del locale, il Vulture Stage, sorta di pub nel quale i musicisti sono ad un passo dal pubblico. I Black Wizard sono i primi ad accendere gli amplificatori ed il loro heavy metal sporcato di stoner ci stampa da subito sulla faccia il sorriso di chi si sente a casa. Energica e sudata, la loro musica mischia ad arte i fraseggi sdoppiati degli Iron Maiden e i riff possenti e sabbiosi dello stoner, senza rinnegare un’attitudine hard rock. Il suono pieno e compatto – unito ai riffs serrati – incolla il pubblico al palco e regala la migliore apertura possibile per questo festival, racchiudendo - e sprigionando - 3 delle più importanti componenti di questo festival: energia stoner, pesantezza doom e spirito “tallo”.

Il tempo di un giretto all'aperto nella "food & relax area" – dove, in mezzo ai fighissimi chioschi-furgoni, incontriamo praticamente tutti i musicisti che si esibiscono in giornata e anche qualcuno in più, come Ben Ward degli Orange Goblin – e poi ci addentriamo nel buio del Desert Stage (il palco più grande) per il live dei Torche. Ci vogliono ben tre pezzi del "vecchio corso" della band - quello più orecchiabile e meno pesante - prima di arrivare al primo estratto dal loro ultimo, splendido, album. Con Minions le sonorità si appesantiscono, i riff diventano possenti muri sonori e l'incedere diventa più magmatico – tutto questo senza abbandonare l’immediatezza melodica. Anche se le distorsioni non raggiungono i livelli mastodontici toccati in studio con Restarter (e la voce di Steve Brooks non è sempre perfetta), l’impatto e il tiro della band sono a dir poco travolgenti, a tratti letteralmente schiaccianti (Annihilation Affair). La seconda parte del loro set si incentra sui brani più dirompenti e, dal nostro punto di vista, la scelta è vincente… gran bel live! 

L'apice della giornata viene raggiunto in quell'ora di assoluta catartica potenza in cui suonano gli Yob. Il trio dell’Oregon sprigiona una forza sovrannaturale. Si viene ad un tempo travolti, storditi e poi risollevati dal fluire mastodontico della loro musica, in perfetto equilibrio tra rozzezza viscerale e atmosfere spirituali. Pesantissimi, melmosi e avvolgenti, ipnotizzano il numeroso pubblico con una prestazione memorabile, esaltata da suoni magistrali. Così come ogni singola nota suonata dalla band, ogni singola parola che esce dalla gola di Mike Scheidt - sia essa un growl fangoso, uno stridore allucinato o un passaggio melodico - è semplicemente perfetta. I quasi 20 minuti di Marrow sono straordinari tanto quanto i migliori Neurosis, confermando quanto il loro ultimo album (Clearing the Path to Ascend) sia un autentico capolavoro. Non è possibile parlare del loro concerto senza esaltarsi!

Dopo un’esperienza così sconvolgente, che svuota il corpo di tutta l’energia e riempie la mente di torpore estatico, sembra davvero di essere atterrati su un altro pianeta quando ci spostiamo nel Vulture Stage per assistere alla seconda parte del concerto dei Black Rainbows. La piccola sala è davvero affollatissima e ci intrufoliamo un po’ a fatica sulle prime note di The Prophet, in un’atmosfera satura di fuzz, stoner e space rock. L’aria del Vulture Stage è davvero elettrica ed il gruppo è carico a mille (quasi un’altra band rispetto al pur gran bel concerto sentito qualche mese fa in Toscana). I brani si dilatano in lunghi e infuocati assoli, e se nell’ipnotica Cosmic Picker sentiamo un po’ la mancanza dell’abbondante reverb sulla voce di Gabriele Fiori, la conclusiva Black to Comm (degli MC5) è lo spettacolare finale che riunisce in sé la polverosa energia da garage band e la fantasia da space rockers (e visto l’entusiasmo e la moltitudine degli spettatori avrebbero probabilmente meritato un palco più ampio).

Spentisi gli ampli dei Black Rainbows, concludiamo la serata nel Desert Stage con i Red Fang - che proprio oggi pubblicano il loro nuovo disco, Only Ghosts. La sala è gremita e l’entusiasmo del pubblico è alle stelle quando la band di Portland attacca Wires. Dinamici e divertenti come sempre, i quattro mostrano ancora una volta quanto la dimensione live sia il loro più congeniale mezzo di espressione. Fra energia festaiola e mazzate fangose, c’è spazio per tutti i loro album, ma particolare attenzione è dedicata al nuovo uscito, che mostra anche un lato più “sofisticato”, con accenni psichedelici incastonati nei riff massicci di puro stoner rock di scuola Queens of the Stone Age, Melvins e Mastodon – e il pubblico pare gradire alla grande! Il pogo e il crowd-surfing la fanno da padroni, anche se i livelli di distruzione osservati nei loro concerti a Livorno non vengono minimamente sfiorati! A distruggere tutto ci pensa Mike Scheidt, che sale sul palco per interpretare - in modo straordinario! - Dawn Rising. Il mostruoso duetto è uno di quegli eventi che non dimenticheremo di questa prima, straordinaria, giornata di festival! 

Lasciamo il Trix sotto una fine pioggia, direzione albergo: servono forze fresche per il secondo atto di questo Desertfest Antwerp!
[E.R.+R.T.]



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Desertfest Antwerp 2016 – Day 1
[Red Fang + Black Rainbows + Yob + Torche + Black Wizard]

Less than six months from Desertfest London, but its lack was starting to cause withdrawal symptoms and we could not resist the idea to repeat it in the same year, participating to its Belgian twin. Furthermore the bill of this year was really incredible: we just could not afford to lose it! In Antwerp we find many faces already met in the spring and this is proof of how much the heavy psych scene is increasingly consolidating. Unlike in London, the festival does not take place in several clubs of a district, but in a one single center for concerts, the Trix: 3 stages, a room dedicated to merchandise and a beer garden to relax and eat. Plane, train, stop at the hotel and a short walk to get to the venue a few minutes after the opening of the gates, make a brief survey of the place and - beer in hand - prepare for the first live of the day.

Our three days starts from the most intimate corner of the club, the Vulture Stage, sort of pub where musicians are one step away from public. Black Wizard are the first to turn on the amplifiers and their stoner rock heavy metal let us immediately feel at home. Dynamic and sweaty, their music artfully mixes Iron Maiden splitted guitar phrasings and mighty sandy stoner riffs, without denying a hard rock attitude. Full and compact sound - combined with tightened riffs - pastes the audience to the stage and results to be the best possible opening for this festival, encompassing - and releasing - three of its most important elements: stoner energy, doom heaviness and metal spirit.

Time for a walk outdoors in the "food & relax area" - where, in the midst of so cool kiosks-vans, we find all the musicians performing tonight and also someone more, such as Ben Ward of Orange Goblin - and then we enter the darkness of the Desert Stage (the biggest stage of the festival) to listen to Torche. It takes three songs of the "old course" of the band - the most catchy and less heavy one - before reaching the first single from their latest, wonderful, album. With Minions sounds become heavier, riffs become mighty sound walls and the gait becomes more magmatic - all this without losing their melodic immediacy. Although the distortions do not reach the mammoth levels of Restarter (and Steve Brooks voice is not always perfect), the impact and the groove of band are nothing short of overwhelming, at times literally shattering (Annihilation Affair). The second part of their set focuses on the most disruptive songs and, from our point of view, it is a winning choice... great live show!

The climax of the day is achieved by Yob and their hour of absolutely cathartic power. The Oregon trio unleashes a supernatural force. We are at the same time overwhelmed, stunned and then relieved from the enormous flow of their music, in perfect balance between visceral roughness and spiritual atmosphere. Heavy, muddy and enveloping, they hypnotize the audience with a memorable performance, enhanced by masterful sounds. Every single note played by the band, as well as every single word coming out from Mike Scheidt throat – whether it be a muddy growl, a hallucinated screech or a melodic passage - is just perfect. The nearly 20 minutes of Marrow are extraordinary as much as the best Neurosis, confirming that their last album (Clearing the Path to Ascend) is a masterpiece. Impossible talking about their concert without excitement!

After such a shocking experience, that empties the body of all energies and fills the mind of ecstatic torpor, it really seems to have landed on another planet when we move to the Vulture Stage to listen to the second part of Black Rainbows concert. The small room is crowded and we hardly sneak into it, while the Italian band is playing the first notes of The Prophet in an atmosphere saturated with fuzz, stoner and space rock. The air of the Vulture Stage is electric and the band is really over-loaded (it almost seems another band compared to their concert a few months ago in Tuscany). Songs are dilated in long fiery solos, and though in the hypnotic Cosmic Picker we miss the abundant reverb on Gabriele Fiori voice, the final Black to Comm (MC5 cover) is the spectacular ending song that combines the energy of a dusty garage band and the imagination of a space rocker one (the enthusiasm and multitude of the audience would have probably deserved a wider stage).

Turned off Black Rainbows amps, we conclude this first day in the Desert Stage with Red Fang – releasing today their new album, Only Ghosts. The hall is crowded and the audience enthusiasm is at its top when the band from Portland starts playing Wires. Dynamic and entertaining as always, the four once again show how much gigs are their most congenial means of expression. There is room for all of their albums, but particular attention is devoted to the new one, which also shows a more "sophisticated" side, with hints of psychedelia embedded in pure massive stoner rock riffs (Queens of the Stone Age, Melvins and Mastodon school) - and the audience seems to appreciate it a lot! Mosh and crowd-surfing, of course, though the levels of destruction of their concerts in Livorno are in no way touched! Mike Scheidt is the right man to destroy everything, and so he does when he gets on stage to sing - in an extraordinary way! - Dawn Rising. The monstrous duet is one of those events that we will not forget about this first, extraordinary, festival day!
We leave the Trix under a thin rain, direction hotel: we need brand new energies for the second act of this Desertfest Antwerp!
[E.R.+R.T.]

 






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