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domenica 7 agosto 2016

Chelsea Wolfe - Abyss



Chelsea Wolfe - Abyss
(Sargent House, 2015)

La consapevolezza di essere svegli, ma al tempo stesso l'incapacità di uscire dal torpore onirico che impedisce l’azione. Questo è l’abisso dipinto da Chelsea Wolfe che - come un moderno William Blake - si avventura nella terra di confine tra sogno e realtà, utilizzando il vocabolario della musica pesante sperimentale. Il suo viaggio si apre con le distorsioni mastodontiche di Carrion Flowers, nelle quali la voce della cantautrice californiana si insinua quasi in punta di piedi - con apparente fragilità, ma in realtà con una determinazione tipicamente femminile. Nelle bordate apocalittico-industriali che richiamano alla mente i Nine Inch Nails e gli Swans, Chelsea Wolfe svolge un ruolo a metà strada tra quello di sacerdotessa oscura à la Jarboe e quello di anima dannata - profondamente umana - alla ricerca di un raggio di luce che indichi la via d’uscita (ricordando PJ Harvey). In questo equilibrio tra densissima oscurità e flebile calore romantico sta la grandiosità del quinto disco di Chelsea Wolfe: nella perfetta miscela di atmosfere gotiche, ossessioni industrial/noise e folk notturno, sorrette dalla chitarra “spirituale” di  Mike Sullivan  dei Russian Circles. Il suono profondo e stratificato di Abyss deve molto alla produzione di John Congleton, straordinaria nel valorizzare tanto i momenti più intimi e acustici (Crazy Love) quanto quelli dominati dalle distorsioni post metal (Dragged Out). La “paralisi da sonno” cantata da Chelsea Wolfe è metafora della continua lotta per liberarsi dal peso dell'alienazione: sarà possibile risvegliarsi da questo sogno/incubo? 
[R.T.]

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Chelsea Wolfe - Abyss
(Sargent House, 2015)

The awareness of being awake, yet at the same time the inability to exit the oneiric lethargy that prevents the action. This is the abyss painted by Chelsea Wolfe who - as a modern William Blake - ventures into the borderland between dream and reality through heavy experimental music language. Her journey begins with the mammoth distortions of Carrion Flowers: the voice of the Californian singer-songwriter passes through them almost on tiptoe - with apparent fragility, but actually with a typically female determination. In the apocalyptic-industrial strokes reminiscent of Nine Inch Nails and Swans, Chelsea Wolfe plays a role halfway between the dark priestess à la Jarboe and the damned - deeply human - soul in search of a ray of light showing the way out (somehow similar to PJ Harvey). In this balance between the thickest darkness and a feeble romantic warmth lays the grandeur of Chelsea Wolfe fifth album: in the perfect blend of gothic atmospheres, industrial/noise obsessions and nocturnal folk, the whole sustained by Mike Sullivan (Russian Circles) "spiritual" guitar. Abyss deep and stratified sound owes much to John Congleton production, extraordinary in enhancing both the most intimate and acoustic moments (Crazy Love) and those dominated by post metal distortion (Dragged Out). The "sleep paralysis" sung by Chelsea Wolfe is a metaphor for the constant struggle to free themselves from the weight of alienation: will it be possible to wake up from this dream/nightmare?
[R.T.]

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