Hawkwind – Space Ritual
(United Artists Records, 1973)
Il rituale psichedelico necessita di essere vissuto, non semplicemente ascoltato. E’ un’esperienza che deve penetrare nel corpo attraverso tutti e cinque i sensi e deve essere condivisa affinché la mente si possa espandere fino a fondersi con quella dell’hippie più vicino. La psichedelia è una musica mentale che necessita di fisicità. Per questo le migliori band psichedeliche, per quanto memorabili siano i loro album in studio, hanno raggiunto il massimo effetto allucinatorio dal vivo. Tentare di immortalare su disco eventi che riduttivamente vengono definiti concerti è ovviamente una follia, ma resta il fatto che alcune registrazioni possiedono una libertà ed una fantasia inconcepibili in studio che le elevano tra le migliori testimonianze della storia delle rispettive band (e che sono tesori per i poveracci come me che non hanno avuto la fortuna di essere presenti). Space Ritual è senza dubbio uno di questi (la metà live di Ummagumma e il Live/Dead altri 2 ottimi esempi). Registrato alla fine del 1972, il primo disco live degli Hawkwind è un’orgia dove la frenesia hard rock è deformata in caotiche dilatazioni lisergiche, un trip fantascientifico che rispecchia la mentalità indipendente e realmente alternativa vissuta dai membri della band (punti di riferimento della comune di Notting Hill a Londra). Con l’entrata di Lemmy Kilmister al basso, l’astronave guidata da Dave Brock (chitarra e voce) raggiunge il massimo splendore creativo e marchia a fuoco la storia della musica pesante con un baccanale colorato e divertito che getterà le basi per ogni futura commistione di heavy & psych, attraverso attitudine punk, sperimentalismi progressivi e allucinazioni assortite. Capolavoro.
[R.T.]
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Hawkwind – Space Ritual
(United Artists Records, 1973)
Psychedelic ritual needs to be lived: it cannot simply to be listened to. It is an experience that has to penetrate the body through each of the five senses and have to be shared so that your mind could extend up to the point to merge with the one of the hippie closer to you. Psychedelia is a mental music that needs physicality. This is the reason why the best psychedelic bands reached the maximum hallucinatory effect in their live shows, no matter how memorable their studio albums are. Trying to eternalize on records these events - reductively defined "concerts" - is obviously a nonsense. Yet some recordings own such a freedom and a fancy (unthinkable in studio sessions!) that elevate them amongst the best evidences of the history of these bands (and that can be considered like jewels for the ones, like me, not lucky enough to attend them). Space Ritual is certainly one of these (the live half of Ummagumma and Live/Dead are two others great examples). Recorded at the end of 1972, the first Hawkwind live album is an orgy where the hard rock frenzy is deformed in chaotic lysergic dilatations, a sci-fi trip reflecting the independent and really alternative mentality of the members of the band (points of reference of the Notting Hill commune, in London). With the entry of Lemmy Kilmister at the bass guitar, the spaceship driven by Dave Brock (guitar and voice) reaches its maximum creative splendour, marking the history of heavy music with a coloured and amused bacchanal and laying - through punk attitude, progressive experimentations and assorted hallucinations - the foundations of every future commingling of heavy & psych. Masterpiece.
[R.T.]
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